Tra le regioni in cui la cultura del vino vanta le più antiche tradizioni c’è sicuramente la Toscana. Sono stati gli Etruschi a partire dal VIII secolo a.C. i primi a coltivare la vite in questa regione. Durante l'Impero Romano i vini toscani iniziarono ad acquisire quella notorietà che ancora oggi li accompagna, facendoli conoscere e apprezzare in tutto il mondo. Le splendide colline ricoperte di vigneti si fondono con gli altrettanto tipici cipressi ed ulivi creando un paesaggio inimitabile.
Principali vitigni per la produzione dei vini toscani
Dei vitigni a bacca bianca autoctoni della Toscana ricordiamo l’ansonica, noto in Sicilia come inzolia, che nel biotipo locale viene coltivato nelle province di Grosseto e Livorno.
Produce un vino dal colore giallo paglierino intenso, talvolta tendente all'ambrato, in alcuni casi con leggeri riflessi verdastri, con odore caratteristico tipico della varietà. Il vernaccia di San Gimignano, presente sul territorio sin dal 1200, produce in purezza il vino omonimo dal sapore asciutto e dall'aroma delicatamente profumato, specie se sottoposto a invecchiamento. Coltivato nelle aree del centro, il canaiolo viene vinificato assieme al trebbiano toscano al quale conferisce finezza e delicatezza di gusto. È anche usato al 10% nel Barco di Carmignano e nel più nobile rosso Carmignano DOCG. Il trebbiano toscano, molto diffuso nell'Italia Centrale, nel suo biotipo locale è presente negli uvaggi di svariate denominazioni toscane, tra cui Bolgheri, Chianti (anche Vin Santo), Sant’Antimo e Val Di Chiana. Tra i vini a base di trebbiano toscano merita una menzione speciale il Vin Santo nella cui produzione è utilizzata anche la malvasia. Le uve vengono fatte appassire, pigiate e poi messe in caratelli insieme a una porzione di Vin Santo vecchio. Terminata la maturazione, anche di anni, si aprono i caratelli e il vino prodotto può variare dall'amabile al dolce. Di particolare pregio è il Vin Santo Occhio di Pernice, che prevede anche l’utilizzo di uve a bacca rossa come malvasia nera e sangiovese.
Tra i vitigni a bacca rossa è da citare il canaiolo nero che vinificato in purezza produce un vino corposo, alcolico e dal sapore amaro. In uvaggio con il sangiovese, conferisce morbidezza nella composizione del Chianti. Il ciliegiolo, di probabile origine spagnola, contribuisce a creare un vino di colore rosso rubino, robusto, non troppo alcolico, fruttato e con leggera acidità. Presente soprattutto nelle denominazioni Chianti, Chianti Classico e Colline Lucchesi, il sangiovese è presente in Toscana con svariati biotipi ed eccelle nelle varietà sangiovese grosso con cui viene vinificato in purezza il Brunello di Montalcino, e nella varietà sangiovese piccolo.
Principali zone di produzione dei vini toscani
Ricca di ben 11 DOC e 39 DOCG (di cui solo una a bacca bianca, la Vernaccia di San Gimignano) la Toscana può essere idealmente suddivisa in due regioni:
- la zona antica: posizionata al centro, è nota per i vini storici quali il Chianti nella duplice veste di Chianti (suddiviso nelle sottodenominazioni Colli Fiorentini, Colli Aretini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montespertoli, Rufina, Montalbano) e Chianti Classico, il Brunello di Montalcino, la Vernaccia di San Giminiano, il Vino Nobile di Montepulciano , il Vin Santo e il meno noto ma altrettanto nobile Carmignano
- la zona nuova: tra le province di Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno, Arezzo e Grosseto svettano le più recenti DOCG Elba Aleatico Passito, Montecucco Sangiovese, Morellino di Scansano, Suvereto e Rosso Val Di Cornia, senza dimenticare gli ormai famosi “Supertuscan” con in testa il Bolgheri Sassicaia, nato dall’intuizione di Mario Incisa della Rocchetta e Giacomo Tachis, e infine il Tignanello
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